Articolo tratto da: "Il Mattino"
Chi entra nella chiesa collegiata cilentana di Castellabate ? si trova al cospetto di un san Michele tutto particolare. L'arcangelo, al posto di trafiggere il classico diavolo trafigge una seducente Sirena.
La tela misura centimetri 90X120, ? anch?essa datata alla seconda met? del Cinquecento ed ? ben conservata nella chiesa collegiata cilentana. San Michele regge con una mano la caratteristica bilancia con la quale pesa le anime (rappresentate da esserini nudi) e con l?altra una lancia.
L?arciprete monsignor Giuseppe D?Angelo avanza l?ipotesi che l?ignoto autore ?trasse l?ispirazione dai bestiari medievali, che vedevano nella Sirena la personificazione della lussuria?. Una ipotesi ben fondata, considerato che la loro voce ammaliatrice ? ricordata gi? da Omero nel dodicesimo libro dell?Odissea. La mitologia ce ne tramanda anche i nomi: Partenope (poi Napoli), Leuc?sia e Lig?a; o con gli equivalenti greci Telxiep?ce, Aglaof?me e Molpe.
Ma come c?entra Castellabate con le sirene? La loro sede, prima ancora che presso lo stretto di Messina, fu posta sulle coste occidentali dell?Italia meridionale, e precisamente presso le isolette dette appunto Sirenusae, che sono tuttora Licosa, San Pietro e Galletto. Orbene, come fa osservare monsignor D?Angelo, l?isoletta di Licosa ? a un tiro di schioppo da Castellabate.
Un altro esempio di questo genere ? presente a Croce Malloni di Nocera Superiore dove, nel dipinto raffigurante san Michele, l?arcangelo calpesta, in luogo del tradizionale demonio, una bella donna. Come ha esposto il professore nocerino Carmine Zarra in una recente conferenza, si tratta della copia restaurata del cos? detto ?diavolo di Mergellina?, opera di Leonardo da Pistoia e che si fa risalire al 1542.
Raffaele Mezza