Partecipazione alla banda armata denominata Brigate Rosse per il Partito comunista combattente. È il motivo dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dall'autorità giudiziaria romana a carico di Massimo Papini, 34 anni, romano, ordinanza eseguita a Castellabate (Salerno) dagli agenti delle Sezioni antiterrorismo - Digos di Roma e Bologna, coadiuvati dalla Digos di Salerno.
NOME LEGATO A QUELLO DELLA LIOCE - Papini, che lavora come attrezzista nel cinema, si trovava in provincia di Salerno proprio per motivi professionali: il suo nome - spiegano gli investigatori - «era già emerso nelle indagini della Digos che hanno scompaginato le Br-Pcc di Nadia Desdemona Lioce e di Mario Galesi, perché legato a Diana Blefari Melazzi, la brigatista arrestata dopo la scoperta del covo-deposito di via Montecuccoli». A carico di Papini sono emersi vari elementi tra cui - spiega una nota della questura - «una serie di comunicazioni con la brigatista utilizzando schede telefoniche prepagate in maniera "dedicata", ossia con chiamate dirette ad un solo interlocutore, per evitare che si potesse risalire all'autore delle chiamate.
OMCIDIO BIAGI - Anche la Digos di Bologna ha eseguito indagini su Papini - coordinate dal pm Enrico Cieri della procura felsinea - «nell'ambito dell'omicidio del professor Biagi per il quale è stato indagato, ipotizzando che potesse aver accompagnato la Blefari - già condannata per l'omicidio - ad effettuare, da un Internet point vicino alla stazione Termini, la rivendicazione telematica dell'attentato, nonché per i frequenti contatti con schede prepagate con la stessa Blefari nel periodo della cosiddetta "inchiesta" effettuata dalle Br-Pcc per conoscere le abitudini del professor Biagi». Le ulteriori indagini congiunte delle Digos di Roma e Bologna hanno portato al provvedimento cautelare emesso dal Gip di Roma Maurizio Caivano su richiesta dei pm Saviotti ed Amelio. Nel corso dell'operazione che ha portato all'arresto del presunto terrorista sono state eseguite alcune perquisizioni. Papini verrà interrogato nei prossimi giorni.
IL PREFETTO - «Le indagini sul gruppo brigatista responsabile degli omicidi D'Antona e Biagi non si sono mai fermate» ha assicurato il prefetto, Carlo De Stefano, direttore della Polizia di Prevenzione, che ha coordinato le indagini che hanno portato all'arresto del presunto brigatista. «L'attività investigativa sul territorio nazionale - aggiunge De Stefano - non si è mai arrestata e non avrà tregua finchè non saranno rinvenute le armi utilizzate per i due efferati delitti».
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