Abusi edilizi con vista sul mare. Un’area di circa 150mila metri quadrati con all’interno 120 costruzioni, tra villette e case per vacanze, è stata sequestrata ieri mattina dalla Capitaneria di Porto a Palinuro. Vista panoramica, la spiaggia a meno di quaranta metri e il centro di storico della cittadina che fu scelta per il primo Club Med del sud, a pochi passi. Un paradiso tutto abusivo in località “Saline”, proprio sull’area in cui negli anni Sessanta sorgeva l’antesignano del villaggio vacanze.
I tukul in legno e paglia, tanto amati dai turisti francesi, sono stati trasformati in vere e proprie abitazioni, in violazione dei piani urbanistici vigenti. Per la maggior parte villette a schiera, a uno o due piani, provviste di giardino e in alcuni casi anche di piccole dépendence. Il valore delle abitazioni sequestrate è di circa 12 milioni di euro.
L’area interessata rientra nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed è sottoposta a vincolo paesaggistico. Circa ottanta le persone denunciate a piede libero per abusivismo edilizio alla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania. Nel mirino degli investigatori, sono finiti imprenditori, professionisti e impiegati statali. Quasi tutti residenti al nord, qualcuno nel napoletano e in pochissimi casi a Palinuro.
Gli uomini della Capitaneria di Porto, diretti dal tenente di vascello Santo Altavilla, hanno accertato che i lavori di realizzazione sono del tutto abusivi e che si tratta di una vera e propria maxilottizzazione fuorilegge ricadente in una zona allo stato non edificabile, con conseguente trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio. L’intera zona, dopo frazionamenti e stipula di atti di compravendita, è stata suddivisa in poco tempo in 23 lotti da destinare alla costruzione di unità abitative. Ma tutti gli interventi realizzati, oppure ancora in corso, sono da considerarsi abusivi perché sprovvisti dei preventivi e necessari atti autorizzativi.
L’operazione, scattata a seguito di un’indagine cominciata circa un anno fa, è stata coordinata dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania Alfredo Greco. «Gli abusi commessi hanno alterato notevolmente il paesaggio», spiegano gli inquirenti. Fino a pochi anni fa molte delle aree oggi sotto sequestro erano una distesa di macchia mediterranea con all’interno solo piccole strutture in legno. Ma in tempi brevi i terreni sono stati venduti e lottizzati, e al posto di ginestre e lentisco sono sbocciate le costruzioni in cemento.
Di Vincenzo Rubano
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