20 milioni di euro fra contanti, giacenze di magazzino e quote societarie di un lussuoso complesso alberghiero in località Marcaneto a Scario, piccola frazione di San Giovanni a Piro. Questi i risultati ottenuti dalla Direzione Investigativa Antimafia dopo un blitz ai danni del clan Somma. Il provvedimento emesso dal Tribunale di Napoli, su richiesta del generale Antonio Girone, ha coinvolto Salvatore Somma, ritenuto a capo dell’omonima famiglia, suo fratello Luigi e il figlio Giovanni.
I REATI CONTESTATI – I tre componenti della famiglia Somma sono già detenuti da tempo, a seguito dell’emissione delle misure cautelari conseguenti l’operazione Golem, che coinvolse 2 anni fa le famiglie Somma e La Marca, attive nella zona di Nola e accusate di associazione di stampo camorristico, estorsione e usura. Le indagini hanno evidenziato come il gruppo Somma, titolare di alcune aziende tessili, fosse riuscito a ottenere importanti finanziamenti pubblici per “Il miglioramento delle aziende e per favorire l’occupazione nel Mezzogiorno e per togliere manovalanza alla criminalità organizzata”, così come recita la legge 488 del 1992.
LE FERRARI – I fondi pubblici non erano di certo investiti nel favorire l’occupazione al sud. Gli obiettivi dell’organizzazione erano molto più prosaici: autovetture di grossa cilindrata, tra cui 2 Ferrari Testarossa modello Eva, da destinare ai figli dei due clan. Obiettivo andato in fumo dopo il maxisequestro operato dalla Dia, che va dai 500mila euro in contanti, ai 250mila euro in tessuti destinati ai mercatini rionali fino alla struttura alberghiera.
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