La giunta comunale di Castellabate ha intitolato una strada al poeta-scrittore Alfonso Gatto. In base alla recente delibera, dunque, una via della municipalità cilentana, finora sprovvista di toponomino, porterà il nome del grande intellettuale salernitano. È la prima traversa di via Santa Rosa nella frazione Alano di Castellabate. L’iniziativa dell’amministrazione arriva in coincidenza del centenario della nascita dello scrittore, che vide la luce.
«La giunta comunale ha ritenuto che fosse un tributo doveroso nei confronti di un grande poeta, giornalista e scrittore – sottolinea il sindaco Costabile Maurano – Gatto è stato, infatti, uno dei più significativi poeti italiani della seconda metà del Novecento, interprete di liriche che hanno fatto la storia della letteratura». Nato a Salerno nel 1909 da una famiglia di piccoli armatori e marinai calabresi, Alfonso Gatto morì per un incidente stradale presso Orbetello nel 1976. Ebbe vita avventurosa: fu via via studente, commesso di libreria, precettore, giornalista, insegnante. Collaborò a molte riviste d’avanguardia, tra cui "L’Italia letteraria", "Circoli", "Letteratura", "Primato", "La ruota", "L’incontro", e dopo la guerra ai quotidiani "L’Unità" e "Milano–sera". Gatto appartiene a quel gruppo di poeti meridionali che tra le due guerre lasciarono il proprio paese e corsero per varie città dell’Italia centrale e settentrionale conservando nel cuore la nostalgia del Sud. Dopo un'infanzia burrascosa, si allontanò infatti da Salerno e andò a vivere a Firenze, dove con Pratolini diresse il periodico d’avanguardia «Campo di Marte», rivista che si proponeva di definire i mezzi per attuare una concreta educazione del pubblico verso le opere di poesia e pittura, di narrativa e di scultura, di musica e di architettura contemporanee: un programma dunque strumentale, pratico, sociale, impegnato contro la cultura di massa o cultura industriale. Si trasferì successivamente a Milano, a Roma, a Torino, a Venezia. Nel 1934 fu arrestato e portato in carcere, a Milano, per opposizione al regime fascista. Militò poi tra le file della Resistenza e assunse un posto di rilievo nella letteratura ideologicamente ispirata a sinistra. Nel 1941 fu nominato docente d’italiano nel Liceo artistico di Bologna. I due libri di poesie che precedono l’esperienza di «Campo di Marte» sono Isola (1932), che raccoglie le liriche di Gatto dal 1929 al 1932, e Morto ai paesi (1937), che raccoglie le liriche composte tra il 1933 e il 1937. Le due successive raccolte, Arie e ricordi (1940-41) con le Tre arie per la sua voce (1941), e Ultimi versi (1939-41) apparvero comprese nella seconda edizione di Poesie (1941). Seguirono L’Allodola (1943), Amore della vita (1944), La spiaggia dei poveri (1944), Il campo sulla neve (1949), la poesia ispirata alla Resistenza. Dal 1954 al 1961 apparvero altre poesie, per lo più raggruppate in piccole raccolte e pubblicate in riviste o in edizione fuori commercio come La madre e la morte (1960).
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