SALERNO — Sono 17 gli avvisi di garanzia notificati dalla Procura di Salerno, che sta facendo luce sulle cause che hanno determinato la morte di Gerardo Fasolino, il settantacinquenne di Marina di Camerota deceduto il 2 luglio scorso durante una trasfusione all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Tanti avvisi quante sono le persone identificate dalla direzione generale dell’azienda ospedaliera che, già ieri, ha comunicato al pm del Tribunale di Salerno, Marinella Guglielmotti che sta indagando sull’improvvisa morte, i nomi del personale ospedaliero in servizio il giorno in cui è avvenuta la tragedia. Si tratta di personale medico e paramedico in forza presso la seconda divisione del reparto di ortopedia e del centro trasfusionale. Nel registro degli indagati del sostituto procuratore finiscono anche gli anestesisti che hanno assistito l’anziano durante l’intervento chirurgico.
Gerardo Fasolino era stato ricoverato al Ruggi per essere sottoposto ad un cambio di protesi dell’anca destra. «L’intervento — spiega il primario della seconda divisione di ortopedia, Antonino Valente, che ha effettuato l’operazione — è riuscito alla perfezione. Avevo già operato questo paziente dieci anni fa all’anca destra. E poi ancora cinque anni fa alla sinistra. Purtroppo, dopo tanti anni, la protesi all’anca destra doveva essere sostituita. E così la mattina del 2 luglio scorso il signor Fasolino è entrato in sala operatoria. Il decorso post operatorio era nella norma. L’ultima visita che gli ho fatto è stata alle quattro del pomeriggio e posso dire con certezza che stava bene. Seguiva il protocollo medico alla perfezione. E il protocollo, in questi casi, prevede una trasfusione. Poi, cosa sia successo non lo so. Quando si è sentito male io non ero in ospedale. Avevo già finito il turno». Dopo l’intervento, Gerardo Fasolino è stato riportato nel reparto presso cui era ricoverato da quasi una settimana. I familiari, che lo hanno assistito, hanno riferito agli agenti del drappello di polizia dell’azienda ospedaliera, che l’uomo stava bene ed era cosciente. Poi, in serata è stato sottoposto ad una trasfusione «terapia necessaria — dice Valente — per interventi di questo tipo ».
Si è sentito male durante la trasfusione e il trasferimento presso la sala di rianimazione è stato inutile. L’uomo è morto intorno alle 22.30. Le indagini della magistratura salernitana tendono a capire cosa sia andato storto. Le ipotesi azzardate sono due: o gli è stato iniettato sangue incompatibile con il proprio gruppo, oppure c’è stata una lesione della ferita. In questo secondo caso, la lesione dovrebbe essere stata necessariamente interna, dal momento che l’esame esterno sul corpo dell’anziano ha accertato che la ferita chirurgica era intatta. Solo l’autopsia, fissata per domani mattina ed eseguita dal medico legale Giovanni Zotti, potrà fare maggiore chiarezza.
Angela Cappetta
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