Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano

Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ? il risultato dell'opera combinata della natura e dell'uomo.
Esso rientra nella categoria dei paesaggi evolutivi risultato di esigenze storiche, sociali, economiche, artistiche e spirituali e raggiunge la sua forma attuale in associazione e risposta al suo ambiente naturale. Esso ? oggi un paesaggio vivente che mantiene un ruolo attivo nella societ? contemporanea ma conserva i caratteri tradizionali che lo hanno generato, nell'organizzazione del territorio, la trama dei percorsi, la struttura delle coltivazioni e il sistema degli insediamenti.
Come le specie naturali e gli ambienti geografici cos? le genti hanno trovato in questi luoghi il punto di contatto, la contaminazione e la fusione. Il Cilento realizza l'incontro tra mare e montagna. Atlantico e Oriente, le culture nordiche e quelle africane, fonde popoli e civilt? e ne conserva le tracce evidenti nei suoi caratteri distintivi: l'archeologia, la natura, le tradizioni.
Posto al centro del Mediterraneo ne ? il Parco per eccellenza perch? l'aspetto tipico di questo mare consiste proprio nella biodiversit?, la compenetrazione ambientale, la storia e l'incontro delle genti. Esteso ai territori di 80 Comuni per 181.041 ettari, pi? di ogni altro Parco italiano, mostra una forte peculiarit? derivante proprio dall'estrema ampiezza ed eterogenit? del territorio da esso coperto: una eterogeneit? che investe non solo le caratteristiche morfologiche (molto spesso entro neanche 20 km. di distanza si passa dalla pianura costiera alla collina, poi al massiccio montuoso vero e proprio, in una rapida successione di scenari diversi), ma anche quelle della struttura socioeconomica (si va dall'agricoltura progredita di valle a quella marginale dei terreni collinari e montani, dallo sviluppo urbanistico e produttivo avanzato alla permanenza di attivit? tradizionali legate alla pastorizia e al taglio dei boschi).
Tra le maggiori emergenze naturali del Parco, il Monte Cervati con i suoi 1.898 m. ? il pi? alto della Campania. Per questo "primato", geografico, e naturalmente a maggior ragione per i suoi aspetti naturalistici, paesaggistici e forestali, il Cervati, insieme con la zona del Monte Sacro o Gelbison, esteso a comprendere anche al stupenda, prossima regione degli Alburni, del Monte Stella e del Bulgheria, rappresenta un sistema morfologico davvero unico. I Monti degli Alburni, il cui nome deriva da albus per la bianca presenza di calcari del Cretaceo, costituiscono la parte settentrionale del Parco e si estendono per circa duecento chilometri quadrati. Questa loro natura calcarea ha originato anche belle e numerose grotte, come quelle di Castelcivita, abitate fin dal Neolitico, quelle di Pertosa, che si intrecciano per circa 2000 metri e che, nei pressi di Polla, hanno fatto rinvenire i resti di stambecchi, di cinghiali e un bovide oggi estinto: l'uro (Bos primigenius). Il panorama che si gode dalla sommit? del massiccio, a 1742 metri di altitudine, e eccezionale: gli Alburni rappresentano un balcone naturale dal quale ? possibile osservare tutta intera la piana del Sele, del Tanagro, del Calore, i contrafforti interni del Cilento, il mare lontano.
La fascia costiera ha un aspetto tipicamente mediterraneo, con un succedersi di insenature, piccole spiagge sabbiose, pareti precipiti e promontori dominati da antiche torri di guardia a difesa dei nuclei urbani interni. Di particolare interesse naturalistico e scientifico ? l'avifauna.
E' accertata la presenza dell'aquila reale (Aquila chrysaetos) nidificante con una coppia nel comprensorio del Cervati ma di cui sono spesso segnalati con regolarit? individui erranti; della rarissima coturnice (Alectoris graeca); del raro gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), specie caratteristica dell'alta montagna e in diminuzione ovunque; interessante e anche la segnalazione della presenza del gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus). Sono presenti e nidificanti il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) e il rarissimo picchio nero (Dryocopus martius), da pochi anni scoperto in Campania. Interessante e la presenza dello sparviere (Accipiter nisus), rapace tipico degli ecosistemi forestali. Tra i mammiferi sono presenti il cinghiale (Sus scrofa), la martora (Martes martes), il tasso (Meles meles), la volpe (Vulpus vulpus) e il raro lupo (Canis lupus) un tempo molto comune e oggi ridotto a pochissimi esemplari. Oltre alla rarissima presenza della betulla nella zona di Sanza, si notano i bellissimi boschi di cerro che sovrastano la valle dell'Inferno, e soprattutto le imponenti faggete, che avvolgono tutte le zone pi? elevate del Monte Cervati, Gelbison e dei Monti degli Alburni. Molto belle e caratteristiche del Cervati anche le distese di Lavanda, che in certe stagioni coprono di azzurro le zone non boscate e perfino i margini delle faggete, ed il cui profumo richiama una ricca entomofauna. Lungo la costa la vegetazione presenta il volto tipico della macchia mediterranea, con lentisco, mirto, corbezzolo, fillirea, ginepro, e nei tratti meglio conservati, la lecceta. Tra le specie pi? significative di questa flora sono senz'altro il pino d'Aleppo (Pinus halepensis) e la primula di Palinuro (Primula palinuri) attuale simbolo del Parco.

Arch. Domenico Nicoletti

Direttore del Parco


Dati tratti dal sito ufficiale del Parco: www.pncvd.it